L'accesso all'acqua potabile dovrebbe essere un diritto che spetta a tutte le popolazioni del mondo. Invece, in molti casi, rappresenta un grave problema. Perché acqua significa vita e le conseguenze della sua mancanza sono gravissime. Secondo l'OMS nel Togo solo il 41% della popolazione rurale ha accesso ad una fonte d'acqua potabile, nelle aree urbane il 92%. Le infrastrutture sanitarie sono carenti o pressoché inesistenti: nelle aree rurali solo il 2% degli abitanti dispone di latrine o servizi igienici, in città il 25%.
Il mancato o limitato accesso all'acqua ha un impatto devastante a livello sanitario: la mancanza d'acqua pulita e di pratiche corrette a livello igienico-sanitario provoca la diffusione di diarrea, colera, tifo e altre infezioni, che diventano inesorabilmente letali se non vengono curate in tempo. Basti pensare che l'acqua impura e la mancanza di igiene costituiscono una delle prime cause di decesso nei bambini, per i quali disturbi come la diarrea possono risultare mortali. Un bambino in Africa ha una probabilità 520 volte maggiore di morire di diarrea rispetto ad un bambino nato in Europa.
Le conseguenze della scarsità dell'acqua sono inoltre gravissime per donne e bambine, a cui viene tradizionalmente assegnato il compito di ricerca dell'acqua, quasi sempre presso fonti non protette (fiumi stagionali, pozze, fonti e acquitrini). Gli effetti sociali sono disastrosi: incuria dei figli, mancanza d'igiene domestica, assenteismo scolastico.
La costruzione di pozzi o forage costituisce quindi una risposta immediata ed efficace ai bisogni primari delle comunità.